giovedì 4 dicembre 2008

del nulla dire

accorgendomi del fatto che guardando a ritroso, l'insegnamento di questa sopravvivenza di sospetto, non rimane impressa nell'io delle cose , sostengo l'inutilità delle vicissitudini appaganti, sottraendo l'insensato richiamo all'incompletezza nel pieno dell'immensità di questa mediocrità che ci sostiene, nonostante l'ingannevole inneggiare ad una perfezione di massa coinvolge l'estrema insensatezza di questo definire concetti in modo cosi curato,senza nulla dire saltando il fatto che dietro un modo apparente di sostenere le proprie coscienze, muore nell'istante in cui si inizia a sperare la speranza stessa che le cose cambino o per lo meno si adeguino all'attitudine a cui ne dirottiamo questi destini che ci affrettiamo a guidare nella direzione a cui noi vorremmo pregiudicare la nostra essenza di diversità ostentata, rimane un concetto asciutto molto scarno nella sua semplicità,il dover riappropriarsi di se stessi in questo mare di inquietudine costante,lasciar sopire questo senso di espropriazione socio culturale,sprezzante senza freno di ego luccicante, frammento sotterraneo di un mondo loquace,eternamente frastornato rimandato ai giudizi dell'inutile perseveranza. danza nel sole l'allegro risveglio di quest'anima in questo vizio bruciato,lume della discordia riappari fra le menadi danzanti, ricercato senno scompari nell assente rimasuglio di frasi accennate e mai terminate di questa giornata persa nel vendicar se stessi alla corte della supremazia gioviale dell'ingannevole circostanza che ci riporta come d'incanto all'ennesimo sospiro di gioia nascosta.remunerata fede accogli questi insani figli dal momento che il rimpatrio nella terra dei padri oramai è negato son fiumi di lacrime rosse ciò che ci si appresta ad attraversare,ci liberiamo dall'infestato dissenso per calarci nella soffocante predisposizione ad accettare che tutto sia questo che ciò che ci è dato è grazia ricevuta, fredda intensa determinazione, ruggine alle catene si crea nella città degli oppressori.