giovedì 19 giugno 2008

giovedì 12 giugno 2008

pienezza di vuoto

vuoto incolmabile,mostro di questo essere,blocco dello scrivere la peggior pena è il
nulla da dire,consapevole perdita di parole,arranca sulla pagina bianca,la guerra
delle parole continuamente cancellate.niente e nulla son testimoni di questo silenzio,rimango nel fermo istante di questo stato di calma apparente,il posacenere pieno di idee spente, mentre sfilano cortei di fantasmi nell'anima,odio e amore,passione e dolore,trasuda l'inconfutabile
assoluto del rimaneggio del presagio,imprescindibile caos di frasi.far la scorta in tempi migliori per i giorni del cielo senza stelle,di fronte a questo sdegno,il mio sigillo regna nell'affrettata consapevolezza di questa miseria ,scrivere di getto, maestro dell'inconfutabile senso antiestetico del piacere personale,non amore o qualsiasi altro sentimento di gioviale consenso,
ripongo la mia fede nel teatro serafico.ostinato dissenso,dell'inganno scultore,costruisco le maschere dell'avvilito attore o la gioia della bella nel suo splendore,rimuovo la patina di questa benevolente illusione,con la bieca speranza del mio clamore.sonetto perfetto,rima sciolta o prosa stolta,mi travesto nel dì da uomo della svolta,insaziabile amica di questa dannata vita,la sera mi celo fra pensieri che son macigni fra le dita,dispongo le mie ansie come soldati in trincea,pronti a farsi sparare.

domenica 1 giugno 2008

il santo debitore

la vergine bestemmia di un bevitore,il cuor la comanda,la bocca di vino, viola le labbra, attrezzati di tanto rimorso e paura di morte allo specchio del bagno della locanda.si ritrovano qui per il quotidiano modo più veloce per scordare ed il debito della coscienza nel bicchiere affogare.la sigaretta spenta male, nel fumo che alla luce sale,tra tappezzerie ingiallite, foto di cantori popolari e un'amico oramai passato,volteggiando in spirali disegna l'insano cerchio che racchiude la rabbia della delusa solitudine di un'anima sconfitta, da un amore andato , da una vita di lavoro malpagata o dalla fatica di una esistenza sprecata.all'ombra di questi palazzi nel quartiere del dio dimenticato,dove la gigantomachia della città è sferrata e schiaccia i suoi figli, arde una vecchia vita al calar del sole, tasche rivolte e viso paonazzo si consuma,la pensione di infaticabile inerzia,servo malamente bandito di fede al padrone si prostrava e che a furia di chinarsi la schiena bruciava.ora che esce, illuminato da una scritta artificiale , volta lo sguardo,un saluto all'oste e ai cari sconosciuti.ritorna all'umile dimora barcollando e vaneggiando,al signore una preghiera di una fine dignitosa or che arriva al divano suo e riposa.