bisogna riposare senza nulla cessare,il constante apparire dell'incerto,muove lo scrupolo.muta rivalsa,acre condanna,sapore di innata pesantezza,scrivo di nuovo l'oblio dell'anima, son poeta del nulla dire e dono parole a chi non può sentire,porto il rimedio al torto, riporgo l'abbreviazione del mio percepire,perchè son della falsità il volto,predico sagge maldicenze,delineo il confine tra me e il mio danno,la regola del gioco,del potere l'inganno, rimango solo qui a difendere il vuoto, bianco nulla, del mio sapere.ritorno alla mente per la diritta via, lungo cammino per il rimpatrio della ragione,accogli me e la mia illusione,dalla fretta di una lenta confusione,la persecuzione a cui mi diletto senza graffiar per difetto,la paura spinge il gesto,di giudizio riempio il mio petto, senza neanche poter sfogare,la mia arrabbiata delusione,il sardonico sorriso come molesto preavviso,discordia incessante,mutevole e vana espiazione di innocente colpa.infine a te scrittore dedico il mio pensiero leggi l'istante del tuo dolore,assimili la tua paura e ricami rime per il buon lettore,gia ti vedo nel bianco schermo che scarti i tuoi pensieri,allora metti le vesti dèll'alchemico figuro,citazione o ispirazione,plagio o confusione, senti il vuoto dell'anima e il peso della tua stanchezza e hai bisogno di gloria per compensare del tempo che hai passato ha scavare nella tua memoria.
lunedì 12 maggio 2008
eugenio montale
Spesso il male di vivere ho incontrato:era il rivo strozzato che gorgoglia,era l'incartocciarsi della foglia riarsa, era il cavallo stramazzato.
Bene non seppi, fuori del prodigio che schiude la divina Indifferenza:era la statua nella sonnolenza del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.
Bene non seppi, fuori del prodigio che schiude la divina Indifferenza:era la statua nella sonnolenza del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.
(Eugenio Montale, Ossi di seppia)
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