martedì 16 dicembre 2008

del mio domani ne ho certezza

nella fessura che si crea fra le mie dita quando mi copro gli occhi per non vedere,uno spiraglio di curiosità
della bruttura di questo circondato malcontento penetra nei miei occhi,ho sopportato l'insulto camminando a
testa alta e di quest'infierire sul mio corpo esanime di dolor non se ne sente.mi sono alzato ancor Più di pelle
dura come roccia che non si scalfisce e la mia idea ancor Più pura,mentre tutti si affrettavano a correre verso le
braccia tese di un morale giudizio difficoltosamente mi aggrappavo per risalire la pena ed espiare da dentro
questo male, perché io non son la via da seguire ed il mio ego è tanto trasparente che lo puoi trapassare,ho
difeso i miei sbagli come i figli più deboli della mia anima.sono il cattivo maestro che contro me si ritorce ma
non sonala vittima della tua applicazione del buon senso comune della reale apparenza,è qui che si erge il
monumento Più alto della mia personale resistenza.ne ho abbastanza di morale da costruire un altare alla virtu
della concreta fede dell'uomo retto, come la mia strada e dritta senza nulla guardare pronto ad andare verso il
mio peccato nel modo Più insensato e nel dono Più sprecato se mi devo inchinare a questa approssimativa realtà che
alla pelle mi si attacca e passa il mio corpo fino ad arrivare al cuor mio e cerca di cambiare questo ostinato
destino a me avverso sono io infine ciò da cui devo fuggire non credo , credo in me e alla mia maledizione e ne
brindo fiero al cospetto di questo orrore almeno una certezza mi ritrovo fra le mani del mio perduto domani

giovedì 4 dicembre 2008

del nulla dire

accorgendomi del fatto che guardando a ritroso, l'insegnamento di questa sopravvivenza di sospetto, non rimane impressa nell'io delle cose , sostengo l'inutilità delle vicissitudini appaganti, sottraendo l'insensato richiamo all'incompletezza nel pieno dell'immensità di questa mediocrità che ci sostiene, nonostante l'ingannevole inneggiare ad una perfezione di massa coinvolge l'estrema insensatezza di questo definire concetti in modo cosi curato,senza nulla dire saltando il fatto che dietro un modo apparente di sostenere le proprie coscienze, muore nell'istante in cui si inizia a sperare la speranza stessa che le cose cambino o per lo meno si adeguino all'attitudine a cui ne dirottiamo questi destini che ci affrettiamo a guidare nella direzione a cui noi vorremmo pregiudicare la nostra essenza di diversità ostentata, rimane un concetto asciutto molto scarno nella sua semplicità,il dover riappropriarsi di se stessi in questo mare di inquietudine costante,lasciar sopire questo senso di espropriazione socio culturale,sprezzante senza freno di ego luccicante, frammento sotterraneo di un mondo loquace,eternamente frastornato rimandato ai giudizi dell'inutile perseveranza. danza nel sole l'allegro risveglio di quest'anima in questo vizio bruciato,lume della discordia riappari fra le menadi danzanti, ricercato senno scompari nell assente rimasuglio di frasi accennate e mai terminate di questa giornata persa nel vendicar se stessi alla corte della supremazia gioviale dell'ingannevole circostanza che ci riporta come d'incanto all'ennesimo sospiro di gioia nascosta.remunerata fede accogli questi insani figli dal momento che il rimpatrio nella terra dei padri oramai è negato son fiumi di lacrime rosse ciò che ci si appresta ad attraversare,ci liberiamo dall'infestato dissenso per calarci nella soffocante predisposizione ad accettare che tutto sia questo che ciò che ci è dato è grazia ricevuta, fredda intensa determinazione, ruggine alle catene si crea nella città degli oppressori.